La chiusura del 2021 per alcuni indicatori congiunturali manifesta il pressoché completo superamento della recessione da Covid-19, ma la crescita dei prezzi dell’energia frena l’economia, mettendo in crisi una rilevante quota di imprese e condizionando la spesa delle famiglie. Si delineano i contorni di una gelata invernale sulla ripresa in atto.
Con il riscaldamento dei prezzi, rallenta la crescita economica – Le previsioni pubblicate giovedì scorso dalla Commissione europea indicano una crescita dell’economia italiana del 4,1%, in rallentamento rispetto al +4,3% indicato a novembre. Continua il decalage del tasso di crescita del PIL nel 2022 imposto dalla maggiore inflazione: dal +4,4% della Nota di aggiornamento di settembre 2021, al +4,2% del Fondo Monetario di ottobre fino al più severo +3,8% della Banca d’Italia a gennaio.
‘Inflazione’ delle previsioni di inflazione – In salita le previsioni del tasso di inflazione 2022 che lo scorso novembre la Commissione europea stimava al +2,1%, mentre va verso il raddoppio nelle previsioni di febbraio (+3,8%). Da ottobre 2021 a febbraio 2022 si evidenzia una tendenza alla crescita delle previsioni di inflazione delle organizzazioni nazionali e internazionali.
I bilanci degli indicatori congiunturali – A gennaio scendono in modo marcato gli indici di fiducia di consumatori e imprenditori. Il bilancio della produzione manifatturiera nell’intero 2021 segna un aumento della produzione del 13,0%, grazie al quale si registra un quasi completo recupero dei livelli di attività pre-pandemia, (-0,4% rispetto al 2019).
Sulla locomotiva della ripresa, il settore delle costruzioni, grava il forte rallentamento dell’attività derivante dalle restrizioni sulla cessione dei crediti del DL Sostegni Ter, norme che bloccano i delicati ingranaggi dei bonus edilizi, che muovono investimenti per 51,2 miliardi di euro, pari a 2,9 punti di PIL.
Sul fronte dei servizi, nel 2021 il valore delle vendite al dettaglio ha più che recuperato (+2,2%) il livello del 2019, trainato dalla spesa alimentare (+5,0%) rispetto a quella non alimentare (+0,1%).
La spinte dei prezzi – Frena la ripresa il caro-commodities non energetiche, che a gennaio 2022 segna un +20,4%, mentre premono i prezzi all’importazione di beni intermedi – tipicamente materie prime e input produttivi – che a novembre 2021 salgono del 18% su base annua. Il deragliamento dei prezzi dell’energia, preannunciato dalle quotazioni sui mercati internazionali, è ormai conclamato nell’analisi degli indici di prezzo di famiglie e imprese: raddoppiano sia i prezzi al consumo dei beni energetici regolamentati (+93% a gennaio 2022) che quelli della produzione di energia elettrica e gas (+91,7% a dicembre 2021), mentre l’inflazione energetica in Italia è doppia rispetto a quella di Francia e Germania. Secondo le tariffe approvate dall’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (ARERA), nel primo trimestre 2022 un kWh di materia energia elettrica (per arrivare al costo totale vanno sommate le spese di trasporto, oneri e accisa) costa ad una micro impresa 4,6 volte (+360%) quello pagato un anno prima, mentre il costo di un metro cubo di materia gas naturale si è moltiplicato per 4,4 volte (+336%).