L’Italia è la prima economia della Moda nell’Ue a 27 e i pesanti effetti della pandemia su questo settore chiave del made in Italy rappresentano un problema di dimensione europea. Il recupero del settore è messo a rischio dalle conseguenze dell’invasione dell’Ucraina e dell’acuirsi della crisi energetica e le ricadute sui consumi delle famiglie. Il focus su uno dei comparti chiave del made in Italy è contenuto nell’ultimo report settoriale di Confartigianato’ Il ritardo della ripresa della Moda italiana, un fattore di crisi europeo’.
Le conseguenze sul commercio estero innescate dalla guerra nel cuore d’Europa saranno rilevanti. La moda è il secondo comparto per esportazioni in Russia, con vendite nel 2021 pari a 1.346 milioni di euro (17,5% del totale), dietro ai macchinari e apparecchi per 2.147 milioni di euro (il 27,9% del made in Italy in Russia). Nei settori della moda sono attive 55 mila micro e piccole imprese (MPI) con 306 mila addetti, il 65,8% del settore, un peso di 13,8 punti superiore alla media della manifattura. La moda italiana è caratterizzata dall’alta vocazione artigiana, con 35 mila imprese e 155 mila occupati, il 33,3% del settore.
Dal conflitto di Crimea persi 6,9 miliardi di euro di export moda in Russia – Le conseguenze del precedente crisi russo-ucraina di otto anni fa, con le prolungate sanzioni economiche alla Russia, si sono scaricate sulle esportazioni verso il paese che, tra il 2013 e il 2021, per l’Unione europea a 27 cumulano un calo del 22,2%, con una maggiore penalizzazione dell’Italia: le vendite del made in Italy cumulano, infatti, una perdita del 28,5%. Nell’arco di tempo in esame, tra i prodotti maggiormente venduti dalle imprese italiane in Russia, il calo è drammatico per la Moda (-41,8%), rimane severo per i macchinari (-25,8%), mentre, in controtendenza, sale l’export della chimica (+24,1%).
Se consideriamo la differenza tra le esportazioni annuali della moda nel periodo 2014-2021 e il livello delle esportazioni del 2013, negli otto anni in esame le vendite dei prodotti tessili, dell’abbigliamento e della pelle sul mercato russo hanno cumulato perdite per 6.870 milioni di euro, pari a 859 milioni di euro medi all’anno.
L’esposizione dei territori della moda made in Italy sul mercato russo – La regione con la maggiore esposizione sul mercato russo – valutata con l’incidenza percentuale delle esportazioni della moda sul valore aggiunto del territorio – Umbria con 0,34%, Marche con 0,31%, Emilia-Romagna con 0,21%, Veneto con 0,14%, Toscana e Lombardia con 0,10%, tutte con valori sopra alla media.
Tra le province maggiormente esposte sul mercato russo, l’export della moda in Russia supera il punto percentuale del valore aggiunto del territorio a Fermo con 1,64% e a Vercelli con 1,38%; seguono Rimini con 0,72%, Reggio nell’Emilia con 0,59%, Macerata con 0,50%, Perugia con 0,45%, Piacenza con 0,31%, Vicenza con 0,26%, Verona con 0,25%, Forlì-Cesena con 0,23%, Treviso con 0,2% Prato, Firenze e Arezzo con 0,19%, Milano con 0,16%, Biella con 0,15%, Frosinone con 0,14%, Ascoli Piceno con 0,12%, Bologna con 0,11% e Mantova con 0,10%.