“La produzione lombarda a livello congiunturale, a inizio 2022, registra per il nostro comparto artigiano un rallentamento lieve che, in questo contesto di incertezza dovuta al conflitto e alla coda lunga della pandemia, è già un risultato, testimonianza della tenacia degli imprenditori”. – dichiara il Presidente di Confartigianato Imprese Alto Milanese Gianfranco Sanavia. “I risultati positivi sono sostenuti da portafogli ordini ancora ai massimi: il problema, dunque, più che la domanda, pare essere l’offerta, dei profili competenti ma anche di materie prime (con costi peraltro alle stelle) e quindi di capacità produttiva.” “Inoltre – conclude Sanavia – si fanno spazio a grandi passi le preoccupazioni dovute al contesto internazionale e al gap sempre crescente tra le richieste delle imprese e i profili disponibili e adeguatamente formati sul mercato; questo porta le aspettative a seguire un trend negativo, in un trimestre che possiamo definire generalmente stabile.”
Deragliamento bolletta energetica, crescita incessante dell’inflazione, conflitto Russia-Ucraina, siccità, lockdown cinese, tensioni finanziarie ecc. questi tra i principali fattori di preoccupazione di imprese e famiglie.
Nonostante tale scenario non prospetti nulla di buono i dati relativi al I trimestre dell’anno in corso per l’artigianato manifatturiero lombardo, come per l’industria, non forniscono elementi che uniti compongono un quadro di sole sfumature grigio nere. Al contrario si rileva per l’artigianato una crescita della produzione sia congiunturale (+2%) che tendenziale (+9,6%).
Produzione, così come ordini e fatturato restano preceduti da segno più sia in termini congiunturali che tendenziali e l’indice della produzione per la prima volta supera quota 100 attestandosi a 102,2. Vero è che si riduce l’intensità della crescita, a livello congiunturale le variazioni restano positive ma su livelli leggermente inferiori rispetto a quelle rilevate il trimestre precedente: produzione (+2% vs +2,3% IV trim.2021), ordini interni (+1,2% vs +2,4%), fatturato (+1,9% vs +3,1%).
Il dato che fa rimanere imprenditori, e osservatori economici di tutti i livelli, sull’attenti è quello relativo ai prezzi di materie prime (+19,8% var. congiunturale) e prodotti finiti (+10%), le cui oscillazioni restano in crescita in quanto ampiamente legate al contesto altamente volatile caratterizzato da tutti i fattori elencati in precedenza.
Naturalmente le condizioni attuali si riflettono con dosaggi di forza non omogenei sui diversi settori, portando per esempio quello della siderurgia, insieme a gomma-plastica e meccanica, a risentire maggiormente delle criticità odierne dai prezzi elevati.
Mantenendo l’attenzione sulla tematica prezzi non va tralasciato il fatto che la dinamica di crescita di quelli dei prodotti finiti è circa la metà della dinamica dei prezzi delle materie prime. Ciò implica, come rilevato da una nostra recente survey, un ampio deterioramento dei margini d’impresa ma anche un’ampia quota di imprese che si trovano a produrre e vendere in perdita.
Se vero che i dati non sono così negativi come ci si poteva aspettare, ma al contrario riservano anche sorprese positive, è anche vero che l’attuale scenario di incertezza si sta andando ad abbattere su una categoria, quella artigiana, che seppur ampiamente resiliente non era ancora riuscita nel 2021, anno del recupero, a colmare il gap di produzione e ordini con i livelli pre crisi (2019): produzione (-1,5% nel 2021 rispetto al 2019) e ordini interni (-4,4% nel 2021 rispetto al 2019).
Rispetto al domani non mancano le preoccupazioni che si insinuano ancor più prendendo in esame il dato riferito alle giacenze medie (-13,3%) e prodotti finiti (-10%), poiché mostrano un ulteriore peggioramento rispetto ai cali rilevati nei trimestri precedenti.
Anche il dato riferito all’occupazione non fornisce segnali di calo ma al contrario evidenzia una tenuta accompagnata da una riduzione del ricorso alla CIG. A conferma che il lavoro c’è, ma sempre più spesso invece manca chi lo fa.
Le aspettative su produzione, ordini e occupazione come evidente riflettono lo scenario odierno fatto di insicurezza e mancanza di stabilità. Va detto che per l’occupazione, nonostante tutto, si rileva una quota maggiore di imprese che prevedono per il prossimo trimestre una situazione di stabilità (85%).
Quest’ultimo dato ci rassicura ma non ci permette di poter dormire sogni tranquilli poiché ogni cosa finora descritta dipende ampiamente da quanto accadrà nei giorni a venire e dai cambi di direzione che inevitabilmente subirà l’economia su ogni livello.