No a un’Europa tecnocratica e frammentata, sì all’Europa della buona politica comune, ambiziosa, sostenibile e capace di accompagnare lo sviluppo del suo tessuto produttivo, composto da 23,3 milioni di artigiani e Pmi, che rappresentano il 99,8% delle aziende europee, generano il 64,4% dei posti di lavoro e creano il 52,% del valore aggiunto nell’Ue.
È il messaggio che il Presidente di Confartigianato Marco Granelli ha lanciato in apertura dei lavori di ‘Match Point’, il consueto appuntamento annuale dopo la pausa estiva, svoltosi a Roma il 9 e 10 settembre, in cui la Confederazione ha riunito i vertici delle Associazioni territoriali e Federazioni Regionali per fare il punto sui temi e con i protagonisti dell’attualità economica e politica e sulle sfide che attendono l’Italia e gli imprenditori.
All’evento è intervenuto, tra gli altri, il Ministro degli Esteri e Vice Presidente del Consiglio Antonio Tajani, il quale, alla viglia della manovra economica, ha indicato le ipotesi sulle quali il Governo sta lavorando. Quest’anno il dibattito di Match Point si è concentrato su “Europa, imprese e mercato: le ragioni di una ‘necessità” per indicare che l’Ue è chiamata ad una sfida imperdibile: deve superare la crisi d’identità e rilanciare il proprio ruolo politico ed economico, deve creare le opportunità utili a tutti gli imprenditori per competere sui mercati internazionali. Ora o mai più. “Le aspettative delle imprese – ha detto Granelli – sono alte per un cambio di passo che produca azioni efficaci e che ci restituisca il valore dello stare in Europa, convinti, come siamo, che nessuno si salva da solo”.
Le indicazioni su cosa e come deve cambiare sono arrivate dai numerosi relatori, moderati dai giornalisti Ferruccio De Bertoli e Monica Maggioni, che si sono alternati sul palco di Match Point: rappresentanti del Governo italiano e delle istituzioni Ue, esperti ed osservatori internazionali, docenti universitari, giornalisti, divulgatori.
A cominciare proprio dal Ministro Antonio Tajani il quale ha sottolineato che “tra le riforme da fare in Europa serve anche quella della Banca centrale europea che non può essere solo guardiano dell’inflazione ma deve avere anche la guida di una politica monetaria che tuteli l’economia reale. C’è un tema di accesso al credito che riguarda gli artigiani e le piccole imprese. Credo che la Bce, visto che l’inflazione sta calando, debba prendere il coraggio a quattro mani e annunciare un taglio dello 0,50%. Se vogliamo favorire la competitività dobbiamo abbassare il costo del denaro”.
“Senza di voi, senza gli artigiani e le piccole imprese – ha detto il Ministro Tajani alla platea di Confartigianato – non c’è occupazione e non c’è crescita. Voi ci mettete la faccia. Ogni giorno ci mettete del vostro. E’ nostro compito mettervi nelle condizioni, sempre di più, di fare ciò che sapete e dovete fare, con meno fisco, una politica energetica equilibrata, meno burocrazia, migliore accesso al credito. Se andate bene voi, va bene tutta l’Italia. Non dobbiamo mettervi i bastoni tra le ruote ma permettervi di lavorare nel modo migliore per creare benessere per voi, le vostre famiglie e anche per tutto il Paese”. “Credo che la situazione economica italiana non è fiorente, ma certamente non sta in condizioni di rischio o pericolose. Secondo me continueremo a crescere di più, mi sento di dire che possiamo essere ottimisti e che possiamo guardare con serenità al futuro se lavoriamo bene. Noi ce la metteremo tutta anche con la manovra”. E proprio a proposito della manovra economica, il Vice Presidente del Consiglio ha segnalato che “non sarà di lacrime e sangue ma neanche di sperpero del denaro pubblico. La politica della crescita è l’unica che può permettere di ridurre il debito pubblico di questo Paese”. E tra le misure allo studio dell’Esecutivo Tajani ha indicato il taglio del cuneo fiscale. Lo stesso vale per le aliquote Irpef. “La proposta che faremo – ha detto – è quella di passare dal 35 al 33 per cento e creare anche una no tax area fino a 12mila euro di reddito”.
Vogliamo anche far sì che i benefici che abbiamo offerto alle donne madri lavoratrici, cioè quelli della decontribuzione, si possano portare anche alle donne partite Iva” poi “chiederemo anche di rifinanziare il fondo di garanzia per i mutui per i giovani che hanno preso la prima casa e a quello che si iscrivono alle università”.
Tajani ha poi sottolineato che occorre completare il mercato dei capitali e dell’energia. “Il costo dell’energia a volte spezza le gambe alle nostre imprese. Ribadisco che noi siamo favorevoli all’avanzamento sulla realizzazione del nucleare che è l’unica vera strategia per il futuro che possa ridurre il costo dell’energia”.
Le prospettive dell’Europa e le condizioni per il rilancio delle piccole imprese nel contesto Ue sono state al centro dell’intervento di Enrico Letta, Presidente di Jacques Delors Institute, il quale ha sottolineato che soltanto il 17% delle Pmi europee sfrutta le opportunità del mercato unico. “Questo – ha spiegato – deriva anche dal fatto che il mercato è unico soltanto a parole, mentre nella realtà le regole sono diverse da un Paese all’altro”. Da qui la proposta di un 28° Stato virtuale europeo, con un suo diritto commerciale, e magari domani un suo ordinamento fiscale, e di rendere applicabile dovunque in Europa questo sistema.
Con questa idea, che Letta ha inserito nel Rapporto ‘Molto più di un Mercato’ presentato al Consiglio Europeo ad aprile scorso, un’impresa, scegliendo il diritto del 28° Stato Virtuale eviterebbe, operando nei diversi Paesi europei, di dover passare da un sistema all’altro. “Si tratterebbe – ha rimarcato Enrico Letta – di un enorme passo in avanti verso la semplificazione e l’integrazione. E’ l’unico modo con cui si aiutano le piccole imprese ad evitare la frammentazione e la parcellizzazione europea ed è l’occasione per sviluppare e promuovere la peculiarità dei territori e delle piccole imprese del Continente”.
Proprio sulle regole e sulla governance dell’Ue si è sviluppato il confronto che ha approfondito il tema delle politiche fiscali e del nuovo patto di stabilità con l’intervento di Heiner Flassbeck, professore onorario all’Università di Amburgo e già Viceministro delle Finanze della Germania.
I compiti del nuovo Parlamento Ue e il rapporto con gli stakeholder, analizzati da Francesca Basso, corrispondente da Bruxelles del Corriere della sera, sono fondamentali per affrontare le sfide della competitività europea messe in luce da Daniel Gros, Direttore dell’Istituto per la politica europea dell’Università Bocconi di Milano.
Riccardo Crescenzi, professore di Geografia economica alla London School of Economics and Political Science e Roberto Amore, Consigliere economico della Rappresentanza della Commissione europea in Italia, hanno approfondito il tema dei costi della transizione green con la necessità di mobilitare investimenti pubblici e risorse private. L’esito delle elezioni e il ruolo delle due grandi schieramenti politici europei è stato tra gli argomenti affrontati da Gilles Gressani, Direttore della rivista ‘Le Grand Continente’ e docente a Sciences Po.
Il rilancio dell’Europa e il recupero di competitività dell’Italia – ha detto Alec Ross, imprenditore ed esperto di politiche tecnologiche – passa anche dalla capacità di sfruttare le opportunità dell’intelligenza artificiale, e le raccomandazioni di Ross alle imprese italiane “compresse da un contesto europeo e italiano burocratico”, sono quelle di “puntare sul talento dei giovani, sulla collaborazione in squadra, sulla creatività e sull’eccellenza tipica delle produzioni made in Italy che incrocia umanesimo e innovazione tecnologica. Le contraddizioni e le debolezze dell’Europa sono state messe in evidenza da Lucio Caracciolo, direttore della rivista ‘Limes’, il quale si è detto preoccupato per l’assenza di una politica di prospettiva”.