“Quest’ultimo trimestre dell’anno si può sintetizzare nell’espressione “forte rallentamento”: una frenata che si nota soprattutto a confronto con i dati del 2018 e che ci vede, seppure ancora su un territorio positivo, con segnali di crescita molto deboli e certamente condizionati dal clima di incertezza internazionale. Non ultima l’emergenza Coronavirus, di cui peraltro questi dati non tengono ancora conto” – afferma Eugenio Massetti, Presidente di Confartigianato Lombardia, a commento dei dati della congiuntura presentata in Unioncamere Lombardia.
E aggiunge: “Altro elemento degno di nota è il gap della produzione che ancora una volta segna la distanza tra la Lombardia e l’Italia: se il dato lombardo è sovrapponibile, nella sua serie storica, con quello europeo, permane una distanza netta tra Lombardia e Italia. Guardando a come si è concluso lo scorso anno, il pensiero prevalente è che eravamo ormai convinti che la fase difficile che abbiamo attraversato a inizio 2019 forse ormai alle spalle, e che ci aspettassero tempi migliori. Ora non ne siamo più cosi sicuri”.
I dati della congiuntura del IV trimestre, su un campione di più di 2.600 aziende manifatturiere lombarde, di cui 1.100 artigiane, fanno registrare una svolta negativa per il dato congiunturale delle aziende artigiane manifatturiere (-0,2%), con un dato tendenziale positivo (+0,5%); la crescita media annua si attesta così al +0,6%, in rallentamento rispetto al risultato del 2018 (+1,9%).
L’indice della produzione non riesce ancora a raggiungere quota 100: si ferma a quota 98,7 (dato destagionalizzato, base anno 2010=100).
Il quadro settoriale dell’artigianato conferma la siderurgia come il settore più in difficoltà (-3,6%), seguito dalle pelli-calzature (-2,0%) e dalla carta stampa (-0,8%), comparti caratterizzati da un trend negativo già negli anni precedenti. La gomma-plastica registra il secondo anno di calo (-0,5%), mentre il tessile prosegue la fase di stagnazione (-0,4%). La meccanica, il settore più rilevante in termini occupazionali, mostra una lieve variazione positiva (+0,2%), ma evidenzia un forte rallentamento rispetto agli intensi ritmi di crescita dei cinque anni precedenti. I settori in crescita coinvolgono soprattutto la produzione di beni di consumO (legno mobilio: +2,1%; alimentari: +2%; abbigliamento: +1,1%) oppure riguardano settori in ripresa dopo le forti perdite accumulate negli anni precedenti (manifatturiere varie: +2,1%; minerali non metalliferi: +1,6%).
Nell’artigianato si registra un andamento differenziato fra le imprese, con la quota di aziende in crescita che scende al 42% e quella delle aziende in contrazione che sale al 39%.Il fatturato risulta in lieve calo in un’ottica tendenziale (-0,5%) ma rimane in crescita la media annua (+0,2%) pur avvicinandosi alla variazione nulla e di intensità inferiore al +1,7% del 2018.
Il comparto artigiano rileva dati negativi per gli ordini interni sia considerando il singolo trimestre (-0,3%) sia in media d’anno (-0,9%). Restano positivi gli ordini esteri (+0,4% il quarto trimestre) e il dato medio annuale riesce a spuntare un +2,4% grazie ai buoni risultati del secondo e del terzo trimestre. La quota del fatturato estero sul totale per le imprese artigiane rimane poco rilevante (8,1% del fatturato totale) anche se in aumento rispetto al precedente 6,9%: “Un dato che, anche se non riguarda grandi numeri, è significativo nel raccontare una tendenza: quella che vede sempre più aziende artigiane mettersi in gioco direttamente anche su un terreno internazionale, che fino a pochi anni fa non veniva quasi preso in considerazione se non attraverso la subfornitura”, commenta Massetti.
L’occupazione fa registrare un saldo negativo (-0,7%), per via di un calo del tasso d’ingresso (2,0%) e un contestuale aumento del tasso d’uscita (2,7%). In incremento il ricorso alla CIG con una quota di aziende che dichiara di aver utilizzato ore di cassa integrazione al 3,4% e la quota sul monte ore allo 0,7%.
L’approfondimento di questo trimestre è dedicato agli investimenti e ci consente di monitorare l’andamento dell’accumulazione di capitale per le imprese manifatturiere della nostra regione, che ha costituito un importante driver per la crescita di questi ultimi anni. I risultati dell’indagine mostrano che la quota di imprese che hanno fatto investimenti nel 2019 è ancora rilevante ed in recupero rispetto allo scorso anno, passando dal 28% al 34% per l’artigianato.
Se la principale motivazione che ha spinto le imprese artigiane a non realizzare investimenti nel 2019 è stata la mancanza di esigenza di nuovi investimenti (33%), il secondo motivo è a causa di prospettive di mercato incerte (27%).In ripresa anche le previsioni di investimento per il prossimo anno, anche se di poco: dal 18% al 21%. In questo caso le prospettive di mercato incerte sono maggiormente rilevanti (il 36%), seguite dell’assenza di necessità di nuovi investimenti(32%).
La propensione all’investimento risente in misura importante della dimensione aziendale. Differenziazioni si riscontrano anche a livello settoriale, con comparti più dinamici sotto il profilo degli investimenti quali gli alimentari, la meccanica e la gomma-plastica.La maggior parte delle risorse delle imprese manifatturiereartigiane lombarde sono state investite in macchinari e impianti legati anche alle tematiche di industria 4.0 ( 70% ), e una quota intorno al 10% sono state dedicate a fabbricati, informatica e altri investimenti materiali ed immateriali. Gli investimenti immateriali, anch’essi rilevanti per i processi di digitalizzazione delle imprese, hanno riguardato prevalentemente servizi di consulenza, R&S e formazione e software.
Gli imprenditori artigiani hanno utilizzato agevolazioni nel 48% dei casi, quota in diminuzione rispetto allo scorso anno (54%). Gli strumenti più utilizzati sono stati il super ammortamento (29%) e l’iper ammortamento (18%), seguiti dal credito innovazione (15%).
“Sono sempre di più le piccole imprese che investono, anche grazie ai percorsi di accompagnamento e di consulenza sugli investimenti che vengono sviluppati anche da Associazioni come Confartigianato – sottolinea Massetti – Certo permangono alcune riconosciute difficoltà che rischiano di frenare le aziende pronte ad investire: a partire dalla difficoltà di accesso al credito, particolarmente accentuata per le piccole imprese. Siamo di fronte ad una grande liquidità a disposizione, ma anche ad algoritmi che spesso penalizzano le imprese meno strutturate. Occorre quindi costruire prodotti nuovi che intercettino il risparmio e lo indirizzino verso le imprese: in questo quadro si inserisce la proposta dei Confidi di sostenere Fondi di Investimento Alternativi (FIA), mirati a finanziare la crescita delle MPI attraverso un meccanismo di più vantaggioso “direct lending”. Con riferimento al credito alle imprese invitiamo Regione Lombardia ad orientare le politiche della Finanziaria regionale in un’ottica sussidiaria a chi è vicino alle imprese”.
“Siamo convinti che, particolarmente in tempi di instabilità economica internazionale come l’attuale, sia fondamentale mettere in campo strategie mirate per far sì che le imprese lombarde possano continuare ad essere competitive. – conclude Massetti – È un compito che richiede interventi su più fronti, da parte delle Istituzioni, delle Associazioni datoriali, delle banche e dei Confidi. La partita resta poi in mano alle nostre imprese, quelle micro e quelle piccole, che vogliamo rappresentare non tanto richiamando alla loro dimensione, ma perché tutte connotate nel loro modo di essere da quello che noi chiamiamo “valore artigiano”: esse sono le vere protagoniste dell’economia lombarda; noi crediamo nella loro capacità di reagire al cambiamento con rapidità, nella loro resilienza e flessibilità e, più di tutto, nel loro valore”.