Il 28 maggio scorso è stato approvato in Consiglio dei Ministri il cosiddetto decreto pelle, che sancisce le nuove disposizioni in materia di utilizzo dei termini cuoio, pelle e pelliccia nella produzione conciaria. Una revisione arrivata dopo 54 anni di attesa e che finalmente offre “una definizione dei termini pelle e cuoio più corretta e in linea con le normative tecniche e comunitarie, l’espresso divieto dell’utilizzo delle due parole, anche come prefissi o suffissi, per identificare materiali non derivati da spoglie di animali, come oggi avviene con i poco ortodossi termini ecopelle, vegan leather e simili utilizzati per indicare materiali sintetici”. Confartigianato Imprese, che ha seguito l’intero iter legislativo, si era espressa positivamente nei confronti dell’introduzione della nuova disciplina trovando, nell’approvazione del decreto, ampiamente soddisfatte tutte le richieste della categoria.
In una nota del Consiglio dei Ministri si specifica che “il decreto contiene disposizioni che riguardano esclusivamente i requisiti essenziali di composizione che i prodotti e i manufatti con essi fabbricati devono soddisfare per poter essere immessi sul mercato. L’obiettivo è quello di avere una chiara e univoca indicazione dei materiali utilizzati e di eliminare potenziali ostacoli al buon funzionamento del mercato”. Approvato su proposta del Ministro dello Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli, il decreto pelle sottolinea come “l’attività di accertamento delle eventuali violazioni sarà svolta dalle Camere di Commercio, dall’Agenzia delle Dogane, dalla Guardia di Finanza e dalla Polizia Giudiziaria, mentre il Ministero dello Sviluppo Economico curerà l’attività di monitoraggio e coordinamento delle disposizioni. Tra le condotte che saranno punite sono ricomprese la mancanza di etichetta o contrassegno e l’utilizzo di etichetta o contrassegno non conforme ai requisiti richiesti”.