Barbara Cortese, artigiana ai tempi del Covid: “Il Governo ci aiuti a resistere”

Intervista alla titolare del calzaturificio Cabiola di San Vittore Olona, Barbara Cortese, che sta lottando, come tantissime altre piccole aziende a conduzione familiare contro una crisi che sembra non arrestarsi.

Nel 2020 ha perso il 65% del fatturato, il 2021 è partito con presupposti ancora peggiori. L’anno della pandemia ha messo in ginocchio il calzaturificio Cabiola di San Vittore Olona, che sta lottando, come tantissime altre piccole aziende a conduzione familiare contro una crisi che sembra non arrestarsiBarbara Cortese, 44 anni, nata e cresciuta tra le scarpe, è la titolare, attualmente unica presente in azienda insieme ai suoi anziani genitori. I due dipendenti sono in cassa integrazione a zero ore e non percepiscono soldi dal mese di ottobre: «Il fondo solidarietà non ha un fondo economico per fare fronte alla cassa integrazione e noi, purtroppo, non possiamo aiutarli – spiega preoccupata – e questa è la prima cosa che chiediamo al Governo: di non lasciare i dipendenti senza un euro di cassa integrazione».

La Cabiola di San Vittore Olona, associata a Confartigianato Alto Milanese, produce scarpe classiche, per le «donne con il piede dolce». Lavora su ordinazione, realizzando scarpe su misura, e per conto terzi: «E’ un anno che si lavora si e no. Da settembre in avanti i negozi non hanno possibilità di fare magazzino perchè hanno già invenduto nei loro negozi e le aziende più grosse hanno ordini che sono stati tagliati parecchio e possono dare la possibilità di lavorare solo ai loro dipendenti e non alle aziende come la nostra che lavorano con terzi».

Nei giorni di zona “gialla” qualche ordine arriva, ma poi con le restrizioni anche quelle clienti intenzionate ad acquistare nuove scarpe rinunciano perchè non ci si può spostare tra Comuni e non ci sono le occasioni per indossarle. Barbara ha provato anche a reinventarsi: con la Camera di Commercio stiamo prendendo contatti con gli Emirati Arabi, mercato ancora attivo, ma i tempi non sono così rapidi e la crisi incombe: «Sempre al Governo – conclude la titolare – chiediamo aiuti per resistere almeno ai prossimi sei mesi, in attesa che il vaccino possa veramente dare i suoi effetti e permettere alle attività di ripartire».

L’articolo di Valeria Arini è stato pubblicato da LegnanoNews.