La ripresa, è ormai opinione condivisa, sarà condizionata dall’andamento del piano vaccinale, che consentirà un allentamento progressivo delle restrizioni. Accelerare il passo è un primo elemento indispensabile per far fronte alle diverse conseguenze negative derivanti dallo shock pandemico che si è riverberato su famiglie e imprese, aggravando la condizione generale del contesto economico e sociale.
Non va tuttavia dimenticato che la ripartenza, italiana e lombarda, sarà condizionata anche da altri fattori meno legati al contesto contingente e invece già “endemici” prima dell’avvento della pandemia, che rischiano di condizionarla negativamente.
Tra questi la scarsa digitalizzazione della P.A. – basti pensare che in Lombardia, una delle regioni che più avanzate a livello tecnologico, il 58,7% dei comuni non offre almeno un servizio per i cittadini interamente in modalità online; i ritardi dei pagamenti della P.A., con il 44,8% dei comuni che pagano le fatture oltre il limite di legge dei 30 giorni e con il 29,6% di questi che paga dopo i 50 giorni.
A questi due dati lombardi si aggiunge l’eccessiva burocrazia fiscale misurabile a livello nazionale e che vede l’Italia occupare il 128° posto nel mondo e il l’ultimo in Europa per complessità e tempi necessari alle imprese per pagare le imposte; e la durata insostenibile dei procedimenti civili – nel nostro Paese per risolvere una disputa commerciale servono 1.120 giorni, tempi dilatati che ci collocano al 122° posto nel mondo e al terz’ultimo nell’Unione europea.
GLI EFFETTI SUL MERCATO DEL LAVORO
Il mercato del lavoro sconta l’effetto-Covid con una perdita nel 2020 di 84 mila posti di lavoro nella sola Lombardia, pari ad una contrazione del -1,9%.
Tra le categorie più colpite le donne e i giovani, già contraddistinte da situazioni di svantaggio pre pandemia poiché nella gran parte dei casi ricoprono posizioni di lavoro meno tutelate e spesso in settori più esposti alle crisi
L’occupazione femminile in Lombardia perde 26 mila unità pari al -1,3% e quella giovanile – 15-34 anni – perde 46 mila unità pari al -4,4%.
Inoltre la pandemia ha messo a dura prova i lavoratori indipendenti, anche in questo caso già in partenza meno tutelati: nel 2020 se ne sono persi 19 mila, pari ad una contrazione del -2,1%. Gli occupati dipendenti hanno registrato un calo del 1,6%, equivalente a 58 mila unità in meno, flessione trainata dalla contrazione degli occupati dipendenti a tempo determinato (-66 mila unità, pari al -14,6%).
Nei primi mesi del 2021 il dato riferito alle attivazioni nette ogni 100 dipendenti, che fornisce una misura della variazione dei posti di lavoro alle dipendenze è negativo e pari al -2,7%,posizionando la Lombardia al 15^ posto nel ranking nazionale.
Rispetto alle assunzioni preventivate nel trimestre di marzo-maggio 2021 per numero di dipendenti la nostra regione si posiziona invece a fine classifica (18^ posto) con un valore pari a 6,7 assunzioni ogni 100 dipendenti, inferiore al valore medio nazionale di 7,4 assunzioni ogni 100 dipendenti.
VERSO UN’ECONOMIA PIU’ RISPETTOSA DELL’AMBIENTE
Il percorso di transizione, cambiamento e mutazione punta ad obiettivi precisi per recuperare il tempo perduto a causa della pandemia e per rimuovere i molteplici ostacoli già presenti precedentemente allo scoppio della crisi odierna.
Tra gli obiettivi di ripresa figura la transizione green, che sottende la volontà di rendere l’economia più rispettosa dell’ambiente. Per arrivare a ciò è necessario oggi, e sarà necessario in futuro, agire su più fronti: dalla tutela della risorsa idrica (è pari al 70,2% la quota di reti di distribuzioni d’acqua efficienti, valore che posiziona la Lombardia 3^ nel rank nazionale e superiore al 58% medio nazionale), al rafforzamento del mix energetico, orientandolo in modo più insistente verso le rinnovabili (è pari al 24% la quota di energia da fonti rinnovabili sul totale dei consumi interni lordi, valore che posiziona la Lombardia 18^ nel ranking nazionale ed inferiore al valore medio nazionale del 34,3%) fino all’efficientamento degli edifici esistenti da un punto di vista energetico (l’ammontare dell’investimento pro capite incentivato da ecobonus è di 81,4 euro/abitante, valore che posiziona la Lombardia 7^ nel ranking nazionale, superiore ai 57,7 euro/abitante della media nazionale).
Il compimento del percorso di transizione verde è possibile solo se verrà coinvolto anche il tessuto produttivo. Ad oggi le imprese che hanno portato avanti azioni concrete a favore della sostenibilità ambientale – riduzione utilizzo risorsa idrica e di produzione di rifiuti, riciclo, uso materie prime seconde, etc.- e investimenti per ridurre l’impatto dell’attività di impresa sull’ambiente sono il 64,7% del totale e il 64,3% delle MPI, valori che posizionano la nostra regione in penultima posizione nella classifica nazionale, dando evidenza dell’ampio margine di miglioramento che può essere messo in pratica.
Per una reale capacità del sistema di raggiungere l’obiettivo della sostenibilità è importante puntare anche sul capitale umano ricercando personale con competenze green – dalla semplice attitudine /sensibilità fino alla ricerca di green job, cioè di figure professionali in grado di attivare azioni di cambiamento invasive per incrementare il livello di sostenibilità delle imprese – ad oggi alle figure previste in entrata viene richiesta tale competenza, dal livello più basso a quello più elevato, al 78,9%. Nel 38,7% dei casi vengono ricercate figure dotate di competenze green di alto livello, in quanto di fondamentale necessità per lo svolgimento del lavoro.
DIGITALIZZAZIONE DIFFUSA
Per una reale modernizzazione dell’economia, che mette al centro processi di conoscenza, affinché questo percorso di ripresa sia anche a vantaggio delle generazioni future diventa importante puntare la direzione del cambiamento anche verso scuola, istruzione, formazione e competenze.
Rispetto all’istruzione diviene sempre più fondamentale orientare i lavoratori di domani verso discipline tecnico scientifiche: in Lombardia le lauree STEM coinvolgono 14,1 ragazzi tra i 20 e i 29 anni ogni 1.000 ragazzi della stessa classe di età, valore estremamente basso che posiziona la nostra regione 15^ su 21 regioni italiane.
Sul fronte della formazione, sempre più centrale diviene la formazione continua per rispondere ad esigenze in costante mutazione a causa di un mercato e di un modo di fare impresa in evoluzione: in Lombardia la quota di persone di 25-64 anni che hanno partecipato alla formazione continua si attesta al 9,1%, valore superiore a quello nazionale che posiziona la nostra regione nel ranking nazionale al 10^ posto.
Come già ribadito per cambiare non bisogna tralasciare la componente del capitale umano. Affinché avvenga la transizione digitale ricoprono un ruolo rilevante le competenze digitali elevate: ad oggi nella nostra regione ne sono in possesso il 26,6% delle persone tra i 16 e i 74 anni, valore che posiziona il territorio lombardo in 3^ posizione nella classifica nazionale.
Il Covid-19 ha ulteriormente velocizzato il cambiamento dei modelli di business e di organizzazione del lavoro, soprattutto per un massivo aumento degli investimenti delle imprese in questi ambiti. La quota di imprese che ha effettuato nell’anno della pandemia almeno un investimento in ambito tecnologico si attesta al 69,4% (2° valore più alto dopo quello registrato dal Veneto), superiore di 12,3 punti rispetto alla quota rilevata nel periodo pre pandemia.
Come per la buona riuscita della transizione green, diviene fondamentale puntare sulle competenze anche per attivare il percorso di digitalizzazione del sistema. Crescente è la richiesta di e-skill di alto livello da parte delle MPI lombarde. Nel 2020 sono richieste dalle MPI al 26,1% delle entrate competenze digitali di livello elevato (valore che posiziona la Lombardia 1^ nella classifica regionale), al 18% competenze alte in ambito informatico e matematico (valore che posiziona la Lombardia 3^ nella classifica regionale) e al 12,3% capacità di utilizzo di tecnologie 4.0 (valore che posiziona la Lombardia 9^ nella classifica regionale).
VERSO UNA RIPRESA DEL COMMERCIO ESTERO
Per una reale riuscita della ripartenza diventa fondamentale mettere in campo azioni di rafforzamento del made in Italy. Questo è necessario per lo più dopo l’anno pandemico che ha messo sotto stress il commercio mondiale.
La Lombardia nel 2020 ha registrato un calo a doppia cifra dell’export di prodotti manifatturieri (-10,2%) e per l’export di micro piccola impresa – alimentari, moda, mobili, legno, metalli e altra manifattura – che segna una riduzione del 13,8%.
ARTIGIANATO E MPI FATTORE DI COESIONE NELLE AREE INTERNE E MONTANE
L’aggancio alla ripresa avverrà solo se non resterà indietro nessuno. Il sistema di ripresa prevede infatti di introdurre azioni di rigenerazione e recupero delle aree interne e delle aree periferiche del Paese.
In queste aree si rileva una presenza diffusa di artigianato e MPI che svolgono un ruolo di coesione economica e sociale rilevante per la comunità di quelle aree.
In Lombardia nelle aree montane la micro piccola impresa occupa il 78,7% degli addetti delle imprese del tessuto produttivo dell’area (incidenza 13,2 punti più elevata di quella complessiva pari al 65,5%); l’artigianato occupa 1 addetto su 4 (25,6%) nelle aree interne, valore superiore di 13,4punti rispetto al 12,2% totale.Fondamentale trainare nella ripresa anche queste aree che oggi spesso scontano diversi svantaggi competitivi, tra cui: un inferiore livello di produttività – il valore aggiunto per addetto nelle aree montane raggiunge un valore di 47 mila euro per addetto, del 22% più basso rispetto ai 60 mila euro per addetto calcolati a livello complessivo; minor quota di famiglie connesse in banda ultra larga a velocità elevate (26,6% aree interne vs 64,6% totale).