Le donne italiane sono tra le più intraprendenti d’Europa, ma il nostro Paese è agli ultimi posti nell’Ue per l’occupazione femminile e le condizioni per conciliare lavoro e famiglia. La fotografia del lavoro delle donne è stata scattata alla 24° edizione della Convention di Donne Impresa Confartigianato che il 23 e 24 settembre ha riunito a Roma 150 imprenditrici provenienti da tutta Italia. E che, per voce di Daniela Rader, Presidente del Movimento, chiedono politiche strutturali che consentano alle donne di fare impresa e insieme di poter essere madri, mogli e figlie. Una sollecitazione alla quale la politica ha risposto condividendo l’impegno a sostenere il talento e gli sforzi delle imprenditrici e a migliorare le condizioni per conciliare gli impegni in azienda e la cura della famiglia.
La due giorni della Convention ha mostrato proprio le capacità femminili nel creare e gestire imprese di successo, sempre più giovani, green e innovative come quelle che il 23 settembre sono state protagoniste dell’evento ‘Pitch: Talenti ed eccellenze dell’imprenditoria femminile di Confartigianato imprese’. Sul palco sono salite 19 imprenditrici di diverse età, settori e aree del Paese, accomunate però da creatività, abilità, coraggio. Doti che le rendono capaci di affrontare i profondi cambiamenti dell’economia italiana e di rimanere competitive sul mercato. “Imprese da podio, un esempio per tutti, perchè sanno guardare avanti con spirito vincente e non difensivo”, così le ha definite il Vicepresidente Vicario di Confartigianato Marco Granelli, che il 24 settembre ha aperto i lavori del confronto ‘L’impresa femminile, talento e abilità nel cambiamento dell’economia’, nel corso del quale le imprenditrici si sono confrontate con esperti e rappresentanti del Governo e del Parlamento. Granelli ha lodato e incoraggiato le imprenditrici ma senza nascondere le loro grandi difficoltà, schiacciate come sono tra le preoccupazioni per la cura della famiglia e la responsabilità di guidare un’azienda. Ed è stato proprio questo il tema centrale del dibattito, condotto da Rosalba Reggio, responsabile della web tv de Il Sole 24 Ore, che ha visto alternarsi sul palco Claudia Pingue, General Manager di Polihub, l’Innovation District&Start Up Accelerator della Fondazione Politecnico di Milano, e Federica Roccisano, ricercatrice di Itinerari Previdenziali, ed esponenti delle istituzioni.
Per Claudia Pingue il capitale umano femminile deve essere valorizzato puntando sul potenziamento delle competenze tecnologiche delle donne e incoraggiandole a scegliere un’istruzione tecnico-scientifica. Secondo Claudia Roccisano una delle priorità del Paese consiste nell’intervenire sulla conciliazione lavoro – famiglia. Su questo aspetto si sono detti d’accordo tutti gli esponenti politici intervenuti alla tavola rotonda. L’on. Stefano Fassina, Segretario della Commissione Bilancio della Camera, esponente di Leu, ha sottolineato che “occorre abbattere le barriere che impediscono alle donne l’accesso al mercato del lavoro. Serve un piano pluriennale per gli asili nido e la cura dell’infanzia. Lo Stato sociale andrebbe ricostruito a misura di lavoratrice indipendente femminile”. Sulla stessa linea l’On. Guido Guidesi, esponente della Lega, il quale ha sottolineato la necessità di “destinare risorse ai servizi per la famiglia e migliorare il welfare per le lavoratrici indipendenti che non hanno gli stessi diritti delle dipendenti. Dobbiamo farlo – ha aggiunto – mutuando le esperienze positive realizzate sul territorio e copiando ciò che di buono è stato fatto all’estero”. L’on. Sara Moretto, esponente di Italia Viva, ha sottolineato che “serve un Family Act, servono misure sui servizi all’infanzia che consentano alle donne di sostenere il carico maggiore che hanno rispetto agli uomini nella gestione della famiglia. I figli non possono essere un limite al lavoro delle donne”. Anche la sen. Roberta Toffanin, esponente di Forza Italia, ha condiviso la necessità di interventi a sostegno delle imprese guidate dalle donne e misure per favorire la conciliazione lavoro-famiglia. L’On. Anna Laura Orrico, Sottosegretario al Ministero dei Beni Culturali, esponente di M5S, ha poi insistito sulla necessità di incentivare la partnership pubblico – privato in tema di welfare e favorire il welfare aziendale. “Lo Stato – ha detto Anna Laura Orrico – non deve essere un partner negativo delle imprese. Al contrario, deve sostenere l’autoimprenditorialità, soprattutto nel Mezzogiorno”.
Nel corso della Convention, il responsabile dell’Ufficio studi di Confartigianato Enrico Quintavalle ha presentato insieme con Silvia Cellini l’Osservatorio sull’imprenditoria femminile artigiana dal quale emerge che l’Italia conta 1.510.600 donne che svolgono attività indipendenti e che sono aumentate del 3,3% nell’ultimo anno. Per numero di imprenditrici e lavoratrici autonome siamo al secondo posto in Europa, ci batte soltanto il Regno Unito che raggiunge quota 1.621.000. A trainare il lavoro indipendente femminile sono le 182.853 titolari di imprese individuali artigiane il cui numero è aumentato del 2,6% negli ultimi 10 anni. Insieme a socie e collaboratrici costituiscono un piccolo esercito di 350.405 donne d’impresa, con una presenza prevalente in Lombardia (66.763), seguita da Emilia Romagna (36.757), Veneto (36.991), Piemonte (31.995), Toscana (30.981). La classifica provinciale vede in testa Milano, con 18.151 imprenditrici. Secondo posto per Torino (15.769), seguita da Roma (14.829).