“Buongiorno, la mia impresa può rimanere aperta: possono venire i miei clienti anche se residenti fuori dal comune dove svolgo l’attività?” Questa la domanda che molti dei nostri associati ci hanno posto in questi giorni, dopo la pubblicazione del DPCM 3 novembre. Al centro dei dubbi parrucchieri e barbieri, ma anche carrozzieri, gommisti, orafi, ottici, ecc.
Con l’istituzione della “zona rossa” un grosso freno è stato dato agli spostamenti, anche fra comuni. Numerose le interpretazioni che si sono susseguite, con letture non sempre uniformi anche all’interno degli stessi territori.
Ieri, come sanno i nostri associati, è stata inviata dalla prefettura di Milano una circolare (qui il testo) che, invitando tutti ad usare il buon senso, ribadisce una visione stringente, consentendo gli spostamenti sovracomunali solo laddove non vi siano servizi analoghi nel proprio comune o sia più velocemente raggiungibile l’attività nel comune limitrofo.
“In un momento di per sé già complicato, impedire ai clienti di raggiungere il proprio artigiano di fiducia è un ulteriore duro colpo alle imprese – così il nostro segretario Giacomo Rossini –, ma capiamo che l’intento della norma è quello di limitare al massimo gli spostamenti per contrastare il diffondersi del virus. Riteniamo, però, che questa posizione del DPCM debba essere rivista o ripensata, in quanto sappiamo che i servizi delle nostre imprese non sono standardizzati, ma contengono quell’unicità che li differenziano gli uni dagli altri. Inoltre, essere autorizzati ad esercitare, ma non poter ricevere i propri clienti e non essere inseriti nel decreto ristori, suona tanto di beffa.”