Il 22 marzo è la Giornata mondiale dell’acqua. È per ricordarci l’importanza dell’oro blu, un bene che troppo spesso diamo per scontato ma che dobbiamo imparare a valorizzare. Oggi si celebra la il World Water Day, la Giornata mondiale dell’acqua, che ci ricorda l’importanza di questo bene che troppo spesso diamo per scontato. Il tema di quest’anno è accelerare il cambiamento per risolvere la crisi sanitaria e idrica mondiale. «Al momento siamo decisamente lontani dal raggiungere l’obiettivo numero 6 per lo Sviluppo Sostenibile, ovvero acqua e sanità per tutti entro il 2030» si legge sulla pagina ufficiale dedicata alla giornata. Mai come ora, in un mondo sempre più provato dai cambiamenti climatici, è importante capire che l’acqua è il nostro bene più prezioso e dobbiamo imparare a non sprecarlo.

Nel mondo vi sono 1.386 miliardi di km³ di acqua: detta così, sembra impossibile avere problemi di carenza d’acqua. Tuttavia il 97% di questa acqua è salata, e solo il 3% è acqua dolce di ghiacciai, falde acquifere e laghi: due miliardi di persone nel mondo non hanno accesso a queste fonti di acqua dolce, e vivono in condizioni di carenza idrica.

I dissalatori d’acqua sono una possibile soluzione al problema (vista la quantità di acqua salata che abbiamo a disposizione) ma, oltre ad essere costosissima, la tecnologia è anche pericolosa per l’ambiente, poiché produce una quantità elevata di salamoia ipersalina. I ricercatori stanno testando nuove tecnologie di desalinizzazione, come l’osmosi inversa, ma per ora non abbiamo ancora trovato un metodo sufficientemente economico ed efficiente che possa essere implementato su larga scala e, soprattutto, adottato dai Paesi più poveri (quelli che hanno più bisogno di acqua).

E se è bello goderci inverni miti e poco piovosi nella nostra penisola, come quello appena conclusosi, l’assenza di piogge è un fatto che deve farci preoccupare. Lo sentiamo tutti i giorni al TG: dopo un’estate 2022 da record, anche l’inverno – stagione che generalmente non fa registrare numeri allarmanti per la portata d’acqua di fiumi e laghi – è stato più secco che mai.

Se vi state domandando cosa potete fare per ridurre il consumo di acqua, ebbene: non basta solo chiudere il rubinetto mentre ci si lava i denti. L’acqua è utilizzata per produrre tantissime delle cose che mangiamo, indossiamo, acquistiamo: pensate che un hamburger da 150 gr “consuma” circa 2500 litri di acqua; la carne, dunque, è una scelta poco sostenibile sia per le emissioni inquinanti derivate dall’allevamento degli animali, sia per l’impronta idrica.

Ma pensiamo anche a quello che indossiamo: per produrre un paio di jeans occorrono tra i 7.000 e i 10.000 litri di acqua; per una t-shirt bianca, ne servono 2.700. Anche in questo caso, all’impronta idrica si aggiungono i danni ambientali (e sociali) derivati dal fast fashion.

E le bottiglie di plastica? In Italia abbiamo la (brutta) abitudine di consumare acqua in bottiglia: siamo primi in Europa con 208 litri l’anno, e secondi al mondo dietro al Messico. L’acqua del rubinetto è potabile, costa 6.000 volte in meno di quella in bottiglia e ha un impatto ambientale decisamente minore: in molte città vi sono poi le cosiddette Case dell’acqua, fonti di acqua filtrata dalle quali i cittadini possono, pagando pochi centesimi, riempire taniche di acqua frizzante o liscia. Pensateci, e non limitatevi a chiudere il rubinetto mentre vi lavate i denti.

Fonte: Focus.it