Nei primi nove mesi del 2019 cresce del 3,8% rispetto allo stesso periodo del 2018 l’export dei comparti a maggiore concentrazione di Micro e Piccola Impresa. Tale dinamica è più intensa della crescita delle esportazioni manifatturiere complessivamente considerate che segnano un aumento del 2,1% nello stesso periodo di tempo ed anche della performance del made in Italy di MPI nei primi nove mesi del 2018 pari al +3,1%.
Tra i maggiori mercati si osserva un sensibile aumento dell’export per Svizzera (+32,9%), Giappone (+10,5%) e Stati Uniti (+10,4%). Trend positivo anche per la Francia (+5,1%) e Regno Unito (+3,6%), mentre sono in territorio negativo Spagna (-1,3%) e Germania (-0,7%).
In questo avvio di 2020 gravano alcuni fattori di incertezza che influenzano il commercio estero. Il prossimo 13 gennaio le autorità statunitensi concluderanno una consultazione relativa a 92 prodotti correntemente soggetti a dazi e ad oltre 300 prodotti italiani che sono presi in considerazione per essere gravati da nuovi dazi, che potrebbero arrivare fino al 100%. Il 31 gennaio scatta la Brexit e queste settimane sono decisive per la definizione di un accordo di commercio in grado di attenuare gli effetti sugli scambi commerciali dell’uscita del Regno Unito dell’UE. Last but not least la frenata della manifattura tedesca sta determinando sensibili effetti sulla domanda del made in Italy, con 24 province che registrano una flessione dell’export verso la Germania.
In chiave settoriale le esportazioni dei settori di MPI sono sostenute dal +9,3% degli Articoli in pelle (escluso abbigliamento) e simili, dal +7,2% dei Prodotti delle altre industrie manifatturiere, dal +7,1% degli Articoli di abbigliamento (anche in pelle e in pelliccia), dal +4,2% dei Prodotti alimentari, dal +2,6% del Legno e prodotti in legno e sughero (esclusi i mobili); articoli in paglia e materiali da intreccio; contenuta flessione per i Mobili con il -0,6%, più intensa per i Prodotti in metallo, esclusi macchinari e attrezzature con il -2,9% e per i Prodotti tessili con il -3,1%.
Nell’analisi territoriale – a cui ha collaborato l’Ufficio Studi di Confartigianato Marche – si evidenzia che tra le 13 principali regioni esportatrici di prodotti dei settori di MPI – ciascuna con una quota sul totale nazionale maggiore o uguale all’1,0% – la dinamica dei primi nove mesi del 2019 migliora in cinque territori se confrontata con quella dello stesso periodo del 2018 e cioè per Toscana, Piemonte, Friuli-Venezia Giulia, Trentino-Alto Adige e Lazio.
Nel dettaglio, si registrano aumenti superiori alla media per Toscana che cresce del 19,6% (meglio del +1,6% di un anno prima e principalmente imputabile agli Articoli in pelle) e per il Friuli–Venezia Giulia con il +4,4% (era il +3,1% l’anno prima); crescono meno della media nazionale il
Piemonte con il +3,7% (era +3,4% l’anno prima), il Trentino–Alto Adige con il +3,7% (era +0,5% nei primi nove mesi 2018) e il Lazio con il +3,1% (era +3,0% nei primi nove mesi del 2018).
Segno più del trend 2019, ma in peggioramento rispetto all’anno precedente, si registra in Emilia Romagna dove l’export di MPI cresce del 3,3% (era del +5,6% nei primi nove mesi del 2018), in Lombardia con il +1,8% (era +3,5% neI primi nove mesi del 2018), in Veneto con il +1,4% (era il +2,2% l’anno prima) e in Campania con il +0,1% (era +4,7% l’anno prima). Un dinamica negativa e in peggioramento si rileva nei restanti principali territori esportatrici di prodotti di MPI: Puglia con il -0,3% (era +1,6% nei primi nove mesi del 2018), Abruzzo con il -3,0% (era +6,9% l’anno prima), Umbria con il -3,4% (era +11,0% nei primi nove mesi del 2018) e Marche con il -6,1% (era -0,3% l’anno prima).
A livello provinciale, tra le trentaquattro principali province esportatrici di prodotti dei settori di MPI – anche in questo caso ciascuna con una quota sul totale nazionale maggiore o uguale all’1,0% – si rileva, tra quelle con una crescita superiore alla media nazionale, un intenso incremento per Firenze con il +47,3% (determinato soprattutto dall’export di Articoli in pelle), seguita da Novara con il +14,8%, Piacenza con il +13,4%, Arezzo con il +8,5%, Pordenone con il +8,4%, Parma con il +6,8%, Roma con il +6,4%, Belluno con il +5,9%, Milano con il +5,3% e Cuneo con il +5,2%.