Moda lombarda ad alta la vocazione artigiana – Nei settori della moda sono attive 9.182 imprese, di queste il 96,9% sono di micro-piccola dimensione e assorbono il 52,9% degli occupati del settore. L’alta vocazione artigiana del settore trova conferma nei dati: il 62,5% delle imprese della moda è costituito da realtà artigiane (52% gestite da donne), che occupano circa un addetto su cinque (23,9%) del settore. Nell’artigianato lombardo della moda inoltre si osserva un’ampia partecipazione femminile (il 52% degli imprenditori artigiani del settore sono donne).
Prima della crisi Covid-19 – Dal 2009 al 2019 il tessuto imprenditoriale lombardo del sistema moda ha registrato una forte contrazione del 19,8% (-3.802 unità) per il totale imprese e del 16,7% (-1.542 unità) per l’artigianato. Ciò rileva come la crisi pandemica oggi in corso ha scagliato colpi più duri su un settore già ampiamente in difficoltà nel periodo pre pandemia.
Con crisi covid-19 a rischio la capacità rigenerativa del settore – Il numero totale di iscrizioni registrate in Lombardia per i settori abbigliamento, tessile, pelle e calzature passa da 653 unità nel 2019 a 453 nel 2020 registrando un decremento del -30,6%, superiore al calo del -17,6% rilevato per le iscrizioni totali delle imprese di tutti i settori.
Contrazione del 36,6% per il fatturato 2020 delle MPI della moda – Secondo quanto rilevato attraverso il sondaggio d’ascolto d’inizio anno, nel 2020 il fatturato delle MPI e delle imprese artigiane lombarde del settore moda scende del 36,6% rispetto al 2019. Questa flessione è la più ampia rilevata, dopo quella del settore del trasporto persone, della ristorazione d’asporto e delle bevande, e risulta più accentuata rispetto a quella rilevata in media per le MPI lombarde (-25,8%).
Lo spunto positivo della produzione ad aprile 2021– L’analisi dei dati nazionali pubblicati dall’Istat evidenzia ad aprile 2021 un aumento della produzione manifatturiera dell’1,7% rispetto a marzo, con una maggiore accentuazione per la moda che registra un aumento del 3,6%, e che risulta migliore del +0,5% dell’Ue a 27. Da fine 2020 la produzione nella moda è salita del 4% a fronte del +3,2% della media della manifattura.
Nel 2021 un quarto di produzione in meno rispetto ai livelli pre covid-19 – ll recupero in corso non è ancora sufficiente per compensare la drammatica caduta di attività determinata dalla pandemia: nei primi quattro mesi del 2021 nella moda si registra un livello della produzione, senza correzioni per il calendario, inferiore del 25,6% rispetto al primo quadrimestre del 2019, anno pre Covid, a fronte di un divario negativo dell’1,3% per il totale della manifattura, con 13 comparti su 24 che registrano un livello della produzione nei primi quattro mesi del 2021 superiore a quello del primo quadrimestre del 2019.
A livello regionale, i dati Unioncamere Lombardia, che fotografano il trend della produzione dell’artigianato manifatturiero al I trimestre 2021 rispetto al I trimestre 2020 (comprensivo di marzo 2020, mese che segna l’inizio dello shock pandemico), mostrano una dinamica in contrazione solo per: carta, alimentare e settore moda. Quest’ultimo registra un calo della produzione del 4,7% per l’abbigliamento, del 2,2% per il tessile e del 19,5% per pelli e calzature.
Effetto pandemico su domanda interna – Nel 2020 in Lombardia, sul fronte della domanda interna, i consumi delle famiglie per vestiario e calzature hanno subito una contrazione non indifferente: -34,7% rispetto al 2019, flessione superiore a quella nazionale (-23,3%) e tra le più critiche a livello regionale. Sono molteplici i fattori che forniscono una spiegazione a quest’ampia contrazione: il nostro territorio è stato tra i più colpiti dal virus e soggetto a misure restrittive da subito più severe, il conseguente ampio ricorso allo smart working, l’assenza di eventi di ogni genere e l’impossibilità di praticare sport invernali.
Riduzione delle vendite sui mercati esteri- Sul fronte della domanda estera, si assiste a una caduta delle esportazioni lombarde dei prodotti moda pari al -12,9% nei primi tre mesi del 2021 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente: performance peggiore rispetto a quella media nazionale del 10,6%. Le province lombarde di Como (-29,8%) e Mantova (-24,6%), tra le principali province italiane del made in Italy dei prodotti moda, figurano tra quelle con riduzioni più ampie della domanda di prodotti moda proveniente dai mercati oltre confine.
Alla riduzione complessiva delle vendite sui mercati esteri contribuisce maggiormente la flessione della domanda di tessuti (-27,7%), di cuoio conciato e lavorato (-19,0%) e di articoli di maglieria (-7,6%).
La richiesta di abbigliamento, pelli, calzature e tessuti made in Lombardia subisce una riduzione più rilevante sui mercati Extra UE 27 (-13,0% vs -9,3% Ue a 27). Tra i primi 10 paesi di sbocco, l’export di questi prodotti subisce una contrazione più intensa sui mercati di: Giappone (-32,3%), Hong Kong (-31,6%), Svizzera (-29,0%), Spagna (-26,4%) e Stati Uniti (-18,5%).
Il paradosso del mercato del lavoro: cresce la difficoltà di reperimento – Nonostante la congiuntura debole, a fronte della trasformazione in corso nel sistema della produzione e delle modifiche della domanda di lavoro, si osserva un’elevata difficoltà di reperimento di personale: secondo gli ultimi dati di Unioncamere-Anpal relativi a giugno 2021, il 47,4% delle entrate previste per operai specializzati e conduttori di impianti nel tessile-abbigliamento è di difficile reperimento, quota di 13,2 punti più elevata della quota media delle entrate di difficile reperimento (34,2%) e di 2,7 punti più elevata rispetto a quella rilevata nello stesso periodo nell’anno pre-pandemia.
Alcuni segnali di stress dei fattori produttivi – Le attese sui prezzi per le imprese del tessile registrano un saldo di 27,2 in salita rispetto al 16,4 di aprile, superando il precedente picco del 2018 e tornando sui livelli di dieci anni prima: bisogna tornare ad aprile 2011 per ritrovare un saldo più elevato. Segnali più attenuati per pelle (saldo a +14,1) e abbigliamento (saldo a +2,3).